Biofeedback della frequenza cardiaca

Questo è un tipo di biofeedback molto conosciuto, anche se forse non sotto questo nome. Se avete mai usato un cardiofrequenzimetro, allora sapete già di cosa si tratta. Il cardiofrequenzimetro è un’apparecchiatura che viene usata per monitorare il battito cardiacodurante l’attività sportiva. Normalmente in questi casi il battito viene rilevato attraverso una fascia da collocare intorno al petto o al braccio, che invia segnali ad un “orologio” tenuto al polso. 

Nel biofeedback propriamente detto, la frequenza cardiaca viene rilevata applicando un sensore ad un dito della mano. Questo sensore, chiamato fotopletismografo, invia un piccolo fascio di luce attraverso il dito, la cui “trasparenza” viene modificata dal ritmico flusso di sangue al suo interno, generato dal battito cardiaco; in questo modo vengono rilevate le onde sfigmiche sistoliche. Questa tecnica prende il nome di fotopletismografia.

Nel biofeedback la frequenza cardiaca viene spesso rilevata insieme ad altri parametri, per monitorarne la configurazione generale.

La fotopletismografia è anche la tecnica con cui viene misurata la variabilità della frequenza cardiaca (HRV), con la quale si rilevano l’attività del ramo Simpatico e Parasimpatico del Sistema Nervoso Autonomo.

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