Biofeedback termocutaneo

La procedura clinica del biofeedback termocutaneo consiste essenzialmente nel fornire indicazioni al paziente riguardo la temperatura delle mani, allo scopo di addestrarlo ad ottenere un aumento della temperatura cutanea periferica. Questa è infatti un indicatore abbastanza fedele del livello di attivazione nervosa dell'organismo: in condizioni di stressemotivo, si osserva una notevole vasocostrizione cutanea periferica con conseguente diminuzione della temperatura; al contrario, il rilassamento psicofisico induce vasodilatazione e quindi aumento della temperatura periferica.

Per queste ragioni, il biofeedback termocutaneo può essere usato come tecnica di rilassamento psicofisico.

 Da un punto di vista fisiologico, il parametro che il paziente tende a modificare è il flusso sanguigno nel distretto circolatorio cutaneo. A sua volta questo flusso è condizionato dal livello di attivazione parasimpatico. Ne consegue che un aumento di temperatura è spesso associato ad un aumento del rilassamento psicofisico.

La rilevazione della temperatura viene effettuata mediante una piccola sonda posta a contatto della pelle. Ciò che interessa monitorare non è tanto il valore assoluto della temperatura, molto variabile da individuo a individuo, quanto le modificazioni della temperatura rispetto al valore iniziale della seduta di biofeedback.

Le applicazioni cliniche del biofeedback termocutaneo nella terapia dell'emicrania si fondano sulla relazione esistente tra bassa temperatura cutanea delle mani ed inizio della crisi cefalalgica.

Il training termocutaneo consente al paziente di imparare ad aumentare la temperatura delle mani provocando una vasodilatazione generale, che in una percentuale considerevole di pazienti stronca sul nascere l'episodio cefalalgico (Edelberg 1972).

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