Smettere di fumare

Lettera a un fumatore convinto

Ciao.

Ti scrivo per dirti che qui è in gioco la tua vita… e lo so che lo sai. Sono sicuro che tutti ti hanno già detto che se vai avanti così ti può venire il cancro, l’infarto oppure l’ictus. Ma loro cosa ne sanno, dici tu. Sai di uno che ha rigato dritto tutta la vita, non una sigaretta, non un bicchiere di troppo, e poi un giorno lo sono venuti a prendere con l’ambulanza e non è tornato più indietro. Aveva cinquant’anni, forse sessanta. E sai anche di un nonno, forse addirittura il tuo, che si è fumato pacificamente la sua sigaretta dopo i pasti e quella della sera per tutta la vita, ed è scampato molto di più di quello che pesava il sale da mettere nell’acqua della pasta. Quindi non mi rompete le  scatole, dici, perché te ne vai quando è il tuo momento e non è la singola sigaretta dopo il caffè che ti ammazza. E poi la vita va goduta. Fumare è bello, ti rilassa, ti fa compagnia, ti dà la scusa per fermarti quei cinque minuti e non pensare a niente. Tutto giusto.

Allora facciamo un gioco. Hai presente cos’è un revolver? È quella pistola che vedi anche nei film western, quella col il cilindro che gira. Hai presente quel film sul Vietnam con Robert de Niro, dove i Viet Cong facevano quel gioco con i loro prigionieri? I soldati cattivi mettono una pallottola nel tamburo della pistola, lo fanno girare, poi costringono i prigionieri a puntarsela alla tempia e a tirare grilletto. Se non muori vinci. Clic. E poi li costringono a farlo ancora, ma adesso c’è una possibilità in meno di farcela. Clic. Il prigioniero piange perché è ancora vivo. Ne chiamano degli altri, il gioco va avanti, finché poi a qualcuno non gli gira male, e allora addio.

Un revolver ha sei spazi per le pallottole. Questo significa una possibilità su sei di morire, se è il primo giro… ma mi sembra già di sentirti a darmi dell’esagerato, perché un pacchetto di sigarette non è mica una pistola carica, e non lo sono nemmeno una stecca, o cento pacchetti.
Hai ragione, dobbiamo dare alla cosa le giuste proporzioni. Fai una cosa: vai a cercare qual è la possibilità di ammalarsi di cancro per un fumatore, ma cerca degli articoli scientifici su Google Scholar. Troverai un sacco di roba tutta in inglese, ma ti prego di fare uno sforzo. Ti dico subito che non troverai certezze o risposte univoche. Invece troverai discorsi riguardanti fattori di rischio e percentuali su vari tipi di malattie e varie categorie di persone. Roba un po’ complicata. Ma il succo è che più fumi, per più tempo lo fai, più gli spazi vuoti nel tamburo del tuo revolver diminuiscono.
Certo, non è che hai una possibilità su sei… quello della pistola era solo un esempio. Per il nostro discorso non importa quante sono le esatte possibilità che uno ha di ammalarsi per colpa del fumo, perché tanto si spera sempre di cadere tra quelli a cui non viene niente, come quel nonno che ha fumato per cinquant’anni e sta meglio di me e di te.

Il punto è un altro. I guai che il fumo porta con sé vengono senza annunciarsi. Se la pistola fa clic un sacco di volte non significa che non c’è nessun pericolo. Sì, certo. Hai meno fiato e senti meno i gusti delle cose, ma ci puoi convivere. Clic. D’inverno la tosse ci mette un po’ di più a passarti, ma allora lì smetti finché non stai di nuovo bene. Clic. Tutta roba gestibile. Tutto va bene finché il radiologo non trova quella macchia sul polmone, o finché non ti accorgi di una pallina dolorosa sotto la lingua che prima non c’era, o finché una mattina non ti alzi e pisci sangue.
Il gioco funziona proprio così: va tutto bene finché non è troppo tardi.
Quindi il punto non è quanta percentuale hai di ammalarti. Il punto è se vuoi giocare a questo gioco.  Rispetto a un revolver il tuo tamburo ha molti più spazi vuoti, ma da qualche parte la pallottola c’è lo stesso.

Lo so che è dura smettere di fumare. Ti viene una voglia matta e a un certo punto non pensi ad altro. Ti viene addirittura automatico, prendere la sigaretta e accenderla. Poi quando tutti gli altri escono da locale a fumare tu cosa fai, li aspetti da solo?
Non credere che sia una questione di volontà: c’è chi ha la volontà e chi no, dicono. Non è vero. Serve del lavoro, dell’impegno, ma si può fare.
Lo sai che lavoro faccio, delle volte ne abbiamo parlato. Il mio lavoro è proprio aiutare la gente a cambiare, e smettere di fumare è un cambiamento di quelli grossi. Vieni a trovarmi, facciamo due chiacchiere. Insieme guardiamo la situazione e studiamo un modo per trovarti una via d’uscita. Ma sarà un modo di smettere di fumare personalizzato, basato su di te, non uno stampino in cui dovrai entrare per forza.

Ti volevo dire un ultima cosa. Cambiare è bello da morire. Una volta che hai scoperto che a guidare la tua vita ci sei tu, che puoi decidere veramente se andare a destra o sinistra, questa cosa cominci ad applicarla dappertutto e allora lì sì che comincia il bello.
Ma non ti voglio rovinare la sorpresa. 
Quando vuoi sai come trovarmi.

Un abbraccio


Andrea

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