Sono malato? Psicopatologia e diagnosi

Sono malato?
Potrò tornare com’ero prima?

Queste sono domande che spesso vengono poste all’inizio di un percorso psicoterapeutico. Le persone vogliono sapere quanto è grave la loro condizione, se hanno una malattia precisa, e se questa malattia è  “guaribile”.

Patologia in medicina

Il concetto di patologia viene preso in prestito direttamente dalla tradizione medica. In medicina essere affetti da una patologia significa che il normale funzionamento dell’organismo che noi chiamiamo “salute” viene compromesso oppure ostacolato da una precisa causa di natura organica (un danno ai tessuti, un agente infettivo, un'intossicazione, ecc). Lo scopo della medicina (detto in due parole) è quello di individuare ed eliminare la causa del “mal funzionamento”. La medicina in quanto scienza si avvale di quello che viene chiamato modello biologico, cioè determina il proprio agire in base ai principi del funzionamento del sostrato biologico di cui siamo fatti.

 

Psicopatologia


Il concetto di patologia preso così com’è dalla medicina, che è la scienza che studia il funzionamento del corpo, non è perfettamente applicabile alla psicologia, che invece è la scienza che studia il comportamento delle persone nel loro ambiente interno (pensieri, sensazioni ed emozioni) ed esterno (gli eventi). 

In ambito psicologico, il concetto di patologia (cioè la psicopatologia) ha un significato molto diverso, perché il modello di cui si avvalgono le scienze psicologiche moderne non è più biologico, ma contestuale.
In altre parole, non c’è esame del sangue che ci faccia capire se una persona soffre di attacchi di panico, è depressa, ha pensieri invasivi e disturbanti o ha paura di guidare in autostrada.
La diagnosi psicopatologica è contestuale nel senso che un problema diventa tale se e solo se causa una compromissione della qualità della vita della persona interessata, o se mette a rischio la sua incolumità o quella di altre persone.

In medicina una persona ha o non ha una infezione o un femore rotto, e quindi o è malata o non lo è. 
Invece in ambito psicologico è del tutto possibile che lo stesso identico comportamento possa essere considerato patologico (o quanto meno problematico) in una certa situazione e in un’altra no. Ad esempio, la paura di volare non è un problema per una donna che ambisce a fare la direttrice di un supermercato, ma lo diventa se invece il suo sogno è fare la hostess sui voli intercontinentali.

 

A cosa servono le etichette diagnostiche


In ambito psicologico la nozione di psicopatologia è utile perché per fare scienza è necessario raggruppare i fenomeni da studiare in categorie, e queste categorie hanno bisogno di un’etichetta. Le etichette diagnostiche sono necessarie allo psicologo per redigere statistiche, fare ricerca e stabilire delle linee guida di trattamento.
Ma dal punto di vista della singola persona, quello che importa non è la categoria alla quale è ascrivibile il suo problema (quindi se è "malata"), ma in che modo e in che direzione cambiare per ripristinare la sua qualità della vita.

Un'etichetta diagnostica è utile se aiuta la persona a comprendere il proprio problema, ma va messa da parte (per quanto possa essere azzeccata) se questa attribuzione ha l'effetto di impedire o ostacolare il cambiamento.

In questo senso la psicoterapia è un percorso di apprendimento. Si apprende a scegliere cosa fare invece che a cedere ad automatismi e di abitudini.

Si impara a scegliere, si impara a cambiare.

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